DIEGO GAROFALO MCBRITTON | In seguito al ritiro degli Stati Uniti dal JCPOA, nel maggio 2018, la Repubblica Islamica dell’Iran ha vissuto un periodo di grande difficoltà economica e di apparente isolamento diplomatico. Internamente, ciò ha portato alla caduta politica di elementi considerati più moderati come Hassan Rouhani e all’arrivo alla presidenza di un ultraconservatore come Ebrahim Raisi nel giugno dello scorso anno. Si può parlare di apparente isolamento diplomatico poiché l’Iran negli ultimi anni ha cercato di implementare politiche commerciali e diplomatiche per potersi avvicinare alle principali potenze antioccidentali, la Cina e la Russia. Almeno dal 2016 Pechino è il principale partner economico di Teheran e i rapporti continuano a rafforzarsi con accordi commerciali. Quello firmato ad inizio 2021, ad esempio, consiste in un investimento di 400 miliardi di dollari da parte della Cina nelle infrastrutture energetiche iraniane. In cambio, l’Iran garantisce approvvigionamenti di gas e petrolio a prezzi competitivi.[i]
Invece, il rapporto tra l’Iran e la Russia è una relazione storicamente complicata che ha vissuto periodi di forte rivalità, ma anche di avvicinamento strategico dovuto alla comune opposizione al modello statunitense. Durante la Guerra Fredda, l’epurazione del partito Tudeh e degli altri gruppi filocomunisti ha sempre reso complicati gli accordi tra le parti, ma la semplice opposizione al modello occidentale statunitense poneva i due Stati più vicini di quanto potesse sembrare.[ii]Dall’inizio del nuovo millennio – almeno precedentemente allo scoppio della crisi ucraina – il rapporto è stato fortemente asimmetrico, poiché la Russia si è mostrata più flessibile diplomaticamente tra gli Stati Uniti e l’Iran, mentre tutta la comunità internazionale è ben consapevole che un possibile rapporto diplomatico tra Iran e Stati Uniti sarebbe stato possibile solo grazie per il JCPOA. Una volta che l’amministrazione Trump ha fatto cadere l’accordo, Teheran è stata costretta ad affidarsi ancora maggiormente a Mosca. La relazione tra Mosca e Teheran si è intensificata particolarmente con il mutuo appoggio a Bashar Al-Assad nella guerra civile siriana. Entrambi considerano l’alleanza in Siria come un’esperienza di successo e che quindi tale alleanza possa essere confermata in altri scenari di interesse per entrambe le parti, per esempio nel Caucaso.[iii] Dopo l’incontro di stato fra Putin e Raisi ad inizio 2022, vi sono state molteplici dichiarazioni che sottolineano come i rapporti economici tra i paesi stiano migliorando, ma soprattutto come tale alleanza possa tradursi in una effettiva opposizione alla politica estera statunitense.[iv] Tra queste dichiarazioni è da sottolineare il commento di Raisi che criticava l’espansione della NATO come elemento di instabilità in Paesi dell’ex blocco sovietico.
Teheran è effettivamente uno dei pochi Paesi che supporta ufficialmente l’invasione, tant’è che il leader supremo Khamenei ha rilasciato un’intervista televisiva in cui giustificava l’intervento russo poiché “con le ingerenze negli affari ucraini, l’organizzazione di rivoluzioni colorate e la rimozione di un governo, ponendone un altro al potere, gli Stati Uniti hanno trascinato l’Ucraina in questa situazione”.[v] Sebbene tali dichiarazioni sembrerebbero confermare l’avvicinamento tra Teheran e Mosca, vi sono una molteplicità di fattori che potrebbero portare ad uno sfaldamento delle relazioni bilaterali. Innanzitutto, l’alleanza geopolitica è dettata da circostanze molto specifiche – come il caso siriano – e i rapporti commerciali non sono troppo significativi. Le due economie non sono complementari, essendo entrambe basate sulla produzione ed esportazione di materiali grezzi e di prodotti energetici. Basti pensare che nel 2019 le esportazioni dalla Russia verso l’Iran avevano raggiunto il valore di $1.52 miliardi[vi], mentre tra Pechino e Teheran raggiungevano gli $8.5 miliardi.[vii] Inoltre, il fatto che siano i due Paesi più colpiti dalle sanzioni internazionali, li pone in condizioni difficili per l’esportazione di tali beni e in una condizione di forte dipendenza rispetto alla superpotenza cinese.
Per Teheran il raggiungimento di un nuovo accordo sul nucleare è un obiettivo fondamentale poiché potrebbe significare un allontanamento dalla forzata dipendenza economica e diplomatica da Cina e Russia. Dopo un periodo di forte accelerazione nei negoziati di Vienna, la maggioranza dei report degli ultimi mesi segnalavano come ci fosse la concreta possibilità di arrivare ad un JCPOA 2.0, ma la Russia – tramite il ministro degli esteri Lavrov – ha posto un’ulteriore condizione che, almeno per il momento, ha frenato l’accordo. Mosca richiede delle garanzie scritte che le sanzioni implementate da Washington e dagli altri Stati occidentali non vadano a condizionare i rapporti economici tra Teheran e Mosca.[viii]
D’altro canto, lo scoppio della crisi ucraina e la relativa crisi energetica hanno provocato una ricerca di nuovi fornitori energetici da parte dei Paesi dell’Unione Europea. La capacità di esportazione tra Teheran e Mosca non è comparabile: attualmente l’Iran esporta poco più di un milione di barili al giorno – principalmente a Pechino, attraverso intermediari come il Kuwait per evitare le sanzioni – mentre Mosca ha la capacità di esportare più di cinque milioni di barili al giorno. Secondo alcune stime, nel caso si raggiungesse la firma del JCPOA, Teheran potrebbe raddoppiare la propria esportazione di barili, ma il risultato forse più importante dell’accordo sarebbe una differenziazione degli Stati compratori di petrolio e gas iraniano. Pertanto, vi è un diffuso interesse nel raggiungimento di un nuovo JCPOA. Per il momento l’altro elemento che sta bloccando la riuscita dell’accordo è una conseguenza dovuta alla politica di massima pressione trumpiana. Nell’aprile 2019 il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie – conosciute come pasdaran – è stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche, dalla quale Teheran chiede l’immediata rimozione.Ricapitolando, il raggiungimento di un nuovo accordo sul nucleare, oppure il relativo fallimento dei negoziati, sarà uno spartiacque della storia della politica estera iraniana. Da una parte la liberazione dalle sanzioni e lo stabilimento di relazioni economiche più strette tra l’Iran ed i Paesi dell’Unione Europea comporterebbe probabilmente un allontanamento di Teheran da Mosca. D’altra parte, un mancato accordo accrescerebbe il rancore antioccidentale già ben presente all’interno delle strutture di potere iraniane, e quindi un definitivo allineamento di Teheran all’asse Pechino-Mosca.
[i] Cina e Iran firmano un accordo di cooperazione per i prossimi 25 anni, AGI, 27 Marzo 2022 https://www.agi.it/estero/news/2021-03-27/cina-iran-accordo-cooperazione-25-anni-11950720/ (03/04/2022)
[ii] Clément Therme, “The Iran-Russia Geopolitical Encounter: A Marriage of Convenience Rather Than a Strategic Alliance” in «Turkey, Russia and Iran in the Middle East Establishing a New Regional Order» Palgrave MacMillan, The Sciences Po Series in International Relations and Political Economy, 2021. (04/04/2022)
[iii] Clément Therme, “The Iran-Russia Geopolitical Encounter: A Marriage of Convenience Rather Than a Strategic Alliance” in «Turkey, Russia and Iran in the Middle East Establishing a New Regional Order» Palgrave MacMillan, The Sciences Po Series in International Relations and Political Economy, 2021. (04/04/2022)
[iv] Anna Peverieri, Russia-Iran: il vertice che ha riavvicinato Putin e Raisi, Sicurezza Internazionale (Luiss), 20 Gennaio 2022 https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2022/01/20/russia-iran-vertice-riavvicinato-putin-raisi/ (04/04/2022)
[v] Ray Takeyh, The Ukraine Crisis Could Sideline the Iran Nuclear Deal, Council of Foreign Affairs, 14 Marzo 2022.
[vi] Observatory of Economic Complexity, relazioni economiche Iran- Russia consultato in data 6 Aprile 2022. https://oec.world/en/profile/bilateral-country/rus/partner/irn
[vii] Observatory of Economic Complexity, relazioni economiche Iran-Cina consultato in data 6 Aprile 2022. https://oec.world/en/profile/bilateral-country/chn/partner/irn
[viii] Iran, Russia and the JCPOA: Is a year of negotiations at risk?, MED Mediterranean Talks ISPI, 18 March 2022. https://www.ispionline.it/en/pubblicazione/iran-russia-and-jcpoa-year-negotiations-risk-34174 (06/04/2022)
Rispondi