Aux Armes! La posizione francese nel conflitto siriano

Abstract: La partecipazione francese all’azione di metà aprile riflette l’intenzione di Parigi di modificare a proprio favore gli attuali equilibri di potenza in Siria e nel resto della regione.

 

Nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 aprile, le forze di tre paesi occidentali hanno lanciato un attacco contro alcune infrastrutture sensibili siriane, legate alla produzione e allo stoccaggio di materiale chimico destinato all’utilizzo militare. Il raid è stato realizzato in risposta al presunto utilizzo da parte del presidente siriano Bashar Al-Assad di armamenti chimici contro la popolazione civile di Douma (una piccola cittadina in mano ai ribelli nei pressi di Damasco).

A tale operazione, accanto alle forze armate di Stati Uniti e Gran Bretagna, ha partecipato anche un contingente aereonavale francese: 12 dei 107 ordigni lanciati contro gli obiettivi siriani provenivano infatti da unità da combattimento transalpine [1].

Anche se inferiore a quello statunitense dal punto di vista dell’equipaggiamento impiegato, il contributo di Parigi ha un significato altrettanto evidente dal punto di vista della diplomazia. Unico paese dell’Unione Europea (dopo la Brexit) ad aver partecipato all’intervento, la Francia ha deciso di aggregarsi agli altri due Stati-membri dell’Alleanza Atlantica per tutelare i propri interessi nello scacchiere mediorientale e per riaffermare la sua indipendenza in politica estera rispetto al resto del Vecchio Continente, soprattutto per quanto riguarda l’area mediorientale e nord-africana (zone di interesse storico per Parigi). La scelta di intervenire autonomamente come Stato anziché cercare di coinvolgere i suoi partner europei nel tentativo di dare una risposta comune è l’ennesima prova di come il Quay d’Orsay persegua una linea politica “binaria”, cercando una maggior cooperazione con gli altri membri dell’Unione ma al tempo stesso mantenendo la propria libertà d’azione nelle zone del suo ex impero coloniale [2].

 

Mappa del raid occidentale contro le postazioni di Assad.

Lorenzo1

Fonte: http://www.corriere.it/esteri/18_aprile_14/attacco-siria-mappa-raid-7ce6d72c-3fa1-11e8-b74e-8ed1421730a4.shtml.

 

Ma la Siria non è il Sahel: mentre nell’Africa sub-sahariana la Francia gode di un ruolo privilegiato per quanto riguarda le questioni militari, essendo la prima potenza straniera per numero di truppe stanziate nell’area [3], in Siria le forze armate agli ordini di Parigi devono mantenere un profilo più basso, rimanendo fedeli alla leadership esercitata dagli Stati Uniti sul resto del mondo occidentale per quanto riguarda le azioni militari nella regione. Questo non significa però che i soldati d’oltralpe agiscano solamente per compiacere il loro grande partner, e l’attacco avvenuto pochi giorni fa ne è un’ulteriore conferma. Anche se ufficialmente giustificata dall’utilizzo di gas da parte dell’autoritario presidente siriano, la partecipazione francese al raid non si limitava soltanto a contenere la capacità di “chemical warfare” di Assad, ma era finalizzata a scopi politici ben più importanti per l’Eliseo. I pochi (ma nuovissimi [4]) missili lanciati dai vascelli o dei velivoli francesi, più che a distruggere qualche infrastruttura, erano tesi a rimarcare la presenza di Parigi nella regione del suo ex mandato, facendo così capire agli altri attori presenti sul posto di non poter pensare di escludere la Francia dal processo di stabilizzazione del settore, ora che in lontananza si comincia a intravedere il termine di un conflitto che dura da oramai 7 anni [5]. L’inquilino dell’Eliseo è passato dalle parole ai fatti [6], in quanto la partecipazione all’incursione aeronavale rappresenta un ulteriore rafforzamento della posizione francese nel teatro mediorientale, e in particolare nella regione siriana, dove oltre alle potenze occidentali stanno prendendo piede anche Russia, Cina e Iran, che si sono già assicurate l’esclusività dei contratti per alcuni settori fondamentali alla ricostruzione del sistema-Siria, quali idrocarburi, telecomunicazioni e reti di elettricità [7].

Nonostante il relativamente basso dispendio di risorse economiche e politiche, tale azione ha garantito a Parigi notevoli guadagni per quanto riguarda i rapporti con le potenze del Golfo e in particolare con l’Arabia Saudita dei Salman, uno dei principali acquirenti del mercato francese delle armi [8]: è infatti nota l’ostilità degli stati della penisola araba verso il regime di Assad, esponente della minoranza alawita che da quasi cinquant’anni detiene il controllo del paese a maggioranza sunnita [9]. Legame che potrebbe rinsaldarsi ulteriormente sul campo, dato che l’Arabia Saudita ha già annunciato la sua disponibilità a inviare una propria forza di spedizione nel teatro di guerra siriano, assieme alle forze della coalizione al cui fianco già combatte nel vicino Yemen [10].

L’obiettivo della politica francese è di mettere assieme tutti questi tasselli per ottenere un peso relativo maggiore durante le trattative, non solo alle Nazioni Unite ma anche nei dialoghi bilaterali. Infatti, mentre all’ONU si discute (con scarso ottimismo) una risoluzione francese sul conflitto in Siria [11], a Capitol Hill si è tenuta una partita molto più importante per gli interessi francesi nella regione: la visita di Stato che Emmanuel Macron ha effettuato pochi giorni fa negli USA potrebbe essere stato il teatro adatto per “forzare la mano” al presidente dalle tendenze isolazioniste, approfittando dell’intenzione di Trump di ritirare al più presto possibile i contingenti americani stanziati in Medio Oriente [12].

Se Macron fosse riuscito a convincere Trump ad agire secondo le logiche di concertazione e ad optare per un ritiro graduale delle proprie truppe, la Francia si troverebbe la strada spianata verso l’ottenimento di un ruolo di leadership all’interno del malandato stato siriano, puntando sul suo passato da potenza mandataria (oltre che sulla special relationship esistita tra Francia e Siria fino allo scoppio della guerra civile [13]) e legittimandosi come erede della supremazia statunitense. Accrescendo così il divario già esistente tra la sua politica europea e la sua politica globale.

 

Note:

[1] Alessandro Farruggia, Attacco in Siria, ecco i tre obiettivi militari, 14/04/2018, https://www.quotidiano.net/esteri/attacco-siria-oggi-1.3848437.

[2] Manuel Lafont Rapnouil, Alone in the desert? How can the France lead the Europe in the Middle East, 10/04/2018, http://www.ecfr.eu/publications/summary/alone_in_the_desert_how_france_can_lead_europe_in_the_middle_east#.

[3] Lorenzo Marinone, La Presenza Militare della Francia nel Sahel, 20/04/2015, https://cesi-italia.org/articoli/251/la-presenza-militare-della-francia-nel-sahel.

[4] Siria, La Francia ha provato i nuovissimi missili da crociera navale, 14/04/2018, https://www.quotidiano.net/esteri/siria-attacco-1.3848708.

[5] Gianfranco Polillo, I giochi di guerra in Siria ed i rapporti di forza nel mondo di ieri e di oggi, 19/04/2018, http://formiche.net/2018/04/siria-guerra-mercati.

[6] Giordano Stabile, La Francia si schiera con i Curdi ma non invierà truppe, 30/03/2018, http://www.lastampa.it/2018/03/30/esteri/la-francia-pronta-a-inviare-truppe-in-siria-a-difesa-dei-curdi-RHP9t1LjIDgHrNJqg1CB9N/pagina.html.

[7] Giancarlo Elia Valori, Quale Risiko per la pace in Siria dopo la vittoria di Assad, 21/04/2018, http://formiche.net/2018/04/siria-assad-risiko-pace.

[8] John Irish, Sophie Louet, Pressure mounts on Macron over arms sales to Saudi Arabia, UAE, 22/03/2018, https://www.reuters.com/article/us-yemen-security-france/pressure-mounts-on-macron-over-arms-sales-to-saudi-arabia-uae-idUSKBN1GY24I

[9] Pietro Somaini, Ecco come gli alawiti hanno stretto la Siria nella loro morsa, 12/02/2012, http://www.linkiesta.it/it/article/2012/02/12/ecco-come-gli-alawiti-hanno-stretto-la-siria-nella-loro-morsa/3101.

[10] Fergus Kelly, Saudi Arabia renews offer to deploy troops to Syria, 17/04/2018, https://thedefensepost.com/2018/04/17/saudi-arabia-troops-syria-offer/.

[11] Bernard Guetta, Ipotesi per il futuro della Siria, 17/04/2018, https://www.internazionale.it/opinione/bernard-guetta/2018/04/17/ipotesi-futuro-siria.

[12] David A. Andelman, What do Trump and Macron want from each other?, 23 /04/2018, https://edition.cnn.com/2018/04/23/opinions/trump-macron-what-do-they-want-andelman-opinion-intl/index.html.

[13] Francesco Maselli, Così Parigi ha perso la Siria, 28/01/2018, https://www.ilfoglio.it/esteri/2018/01/28/news/cosi-parigi-ha-perso-la-siria-175410/.

 

Sitografia:

 

Lorenzo Piccioli

 

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