Abstract: La Cina sta espandendo le sue operazioni militari per soddisfare e proteggere i suoi interessi all’estero. L’economia cinese è fortemente dipendente dalle rotte commerciali che attraversano l’Oceano Indiano, che funge da crocevia indispensabile, in particolare per gli approvvigionamenti energetici [1].
Il controllo delle rotte marittime commerciali dà e per la Cina costituisce un punto fermo della cosiddetta strategia cinese del “filo di perle” ovvero la creazione di una collana ininterrotta di basi strategiche navali che si estendono dall’Indocina al Mar Rosso [2]. Il termine “filo di perle” è stato utilizzato in precedenza, per riferirsi all’accesso cinese nell’Oceano Indiano, da un rapporto del 2004 a cura del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Quella relazione indicava che la Cina avrebbe incrementato la presenza nella regione poiché intimorita dalla possibile interruzione dei suoi approvvigionamenti energetici e dalla presenza della Marina statunitense. Alcune rotte marittime rivestono particolare importanza per l’approvvigionamento energetico di Pechino: circa il 40% del suo import petrolifero attraversa lo stretto del Golfo Persico e circa l’82% transita attraverso lo Stretto di Malacca, nel Sud-est asiatico [3].
Il governo cinese è profondamente consapevole che queste rotte commerciali sono vulnerabili alle minacce degli avversari, specialmente attraverso i choque points nell’Oceano Indiano attraverso i quali il commercio marittimo deve passare necessariamente, come ad esempio gli Stretti di Bāb al-Mandab, Hormuz, Malacca, Sonda e Lombok ove scorrono le rotte commerciali che alimentano la sua economia [4]. Un’altra importante vulnerabilità è rappresentata dal fatto che senza una presenza militare cinese che presidi tali rotte commerciali – che corrono vicino la costa indiana – Pechino non sarebbe in grado di proteggere i propri approvvigionamenti. Qualora scoppiasse un conflitto grave, da indurre gli Stati Uniti o l’India a tagliare le forniture energetiche alla Cina bloccando le vie marittime, Pechino sarebbe probabilmente costretta a fare affidamento sulle sue rotte continentali [5]; motivo per cui sta creando nuovi percorsi terrestri alternativi allo stretto di Malacca che, allo stato attuale, rappresenta un collo di bottiglia sotto controllo degli Stati Uniti [6]. La presenza cinese nell’Oceano Indiano aumenterà sicuramente la sua influenza nella regione, sia attraverso l’accesso ai porti sia tramite le operazioni antipirateria, portandola a confrontarsi con altre marine (militari) che solcano i suddetti mari. Tale presenza tuttavia ha già innescato una serie di allarmi [7].
Per sostenere le forze armate nella regione, Pechino deve avere un accesso affidabile alle strutture collocate nei punti chiave dell’area. La nuova base militare cinese a Gibuti ne è un esempio; questa inoltre, è rafforzata da altre infrastrutture come i porti situati in Bangladesh, Birmania, Pakistan e Sri Lanka [8]. Queste strutture, fornirebbero alla Cina una maggiore capacità di sostenere le forze in possibili teatri bellici oltre che proteggere le rotte commerciali. Inoltre, una maggiore presenza militare cinese nell’Oceano, può essere utile sia in una prospettiva di raccolta di informazioni, conducendo missioni di SIGINT, che per aiutare il People’s Liberation Army (PLA) a confrontare i suoi punti di forza e di debolezza con quelli delle forze armate straniere, inclusi Stati Uniti, India, Giappone, Australia ed altri [9]. Questo sarebbe particolarmente utile nella preparazione di un potenziale scenario bellico nel caso in cui l’Oceano Indiano diverrebbe un’area di conflitto. Tali attività potrebbero aiutare a fornire informazioni sulle pratiche operative tipiche dei potenziali sfidanti, includendo la Marina indiana.
Non vi è dubbio che l’impegno cinese stia cambiando le dinamiche della sicurezza regionale nell’attuale contesto di pace e, in un prossimo futuro, potremmo assistere ad un’ulteriore espansione dell’influenza politica, economica e militare cinese che innescherebbe maggiori preoccupazioni, in particolare da parte degli strateghi indiani. Questi cambiamenti geopolitici nell’area hanno rappresentato un fattore chiave per la rivitalizzazione ed il rafforzamento del dialogo sulla sicurezza del quadrilatero tra India, Giappone, Australia e Stati Uniti, istituito per la prima volta nel 2007-2008 [10]. La convergenza di interessi dei Paesi del “Quad” costituisce una solida base per la costruzione di un’agenda volta alla cooperazione regionale al fine di contrastare la portata strategica di Pechino in quanto, la sua iniziativa Marittime Silk Road Iniziative (MSRI) offre preoccupazioni esclusive per ciascun membro, in particolar modo per l’India che a ragion veduta teme l’invasione della sua zona di interesse strategica e l’accerchiamento da progetti cinesi in Pakistan [11].
Note:
[1] D. Brewster, India and China at Sea: Competition for Naval Dominance in the Indian Ocean, SADF COMMENT, Issue n° 116 ISSN 2406-5617, 13 febbraio 2018, https://www.sadf.eu/wp-content/uploads/2018/02/Comment.116.Brewster.pdf [26.09.18].
[2] M. Molteni, La Cina si rafforza nel Pacifico per puntare sull’Oceano Indiano, Analisi Difesa (AD), maggio 2018, https://www.analisidifesa.it/2018/05/la-cina-si-rafforza-nel-pacifico-per-puntare-sulloceano-indiano/ [26.09.18].
[3] D. Brewster, India and China at Sea, op. cit.
[4] A. De Chiara, Sicurezza e Interessi Economici nell’Oceano Indiano, GNOSIS 1/2016, pp. 117-123.
[5] M. Molteni, La Cina si rafforza nel Pacifico, op. cit.
[6] A. De Sanctis, La riscoperta dell’Oceano Indiano, LimesOnline, dicembre 2016, http://www.limesonline.com/rubrica/la-riscoperta-delloceano-indiano [26.09.18].
[7] F. Indeo, Security and Strategic Issue along the New Silk Road, IspiOnline, maggio 2017, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/security-and-strategic-issues-along-new-silk-road-16495 [26.09.18]
[8] M. Molteni, La Cina si rafforza nel Pacifico, op. cit.
[9] Z. Cooper, M. Funaiole, J. B. Gale, J. Hillman, G. Kanwal, H. V. Pant, G. B. Poling, e A. Shearer, China’s Maritime Silk Road Strategic and Economic Implications for the Indo-Pacific Region, Center for Strategic and International Studies (CSIS), https://csis-prod.s3.amazonaws.com/s3fs-public/publication/180404_Szechenyi_ChinaMaritimeSilkRoad.pdf?yZSpudmFyARwcHuJnNx3metxXnEksVX3 [26.09.18].
[10] Ibidem.
[11] F. Indeo, Security and Strategic Issue, op. cit.
Domenico Frascà
Rispondi