LORENZO VILLANI | La caduta del regime autoritario di Omar al-Bashir ha rappresentato un punto di discontinuità nella storia del Sudan. Dal 2019, infatti, il Paese è tornato ad affacciarsi sul panorama globale. Tale ritorno sulla scena internazionale è caratterizzato da molteplici peculiarità e sfide che il Sudan è chiamato ad affrontare. Fra queste, il processo di ricostruzione di una rete di legami internazionali rappresenta una componente fondamentale. Il governo di transizione, chiamato a guidare il Paese nella fase post-rivoluzionaria, ha iniziato a muovere i primi passi inserendosi all’interno del processo di normalizzazione con Israele. Tale processo, però, mostra numerose ambivalenze e contraddizioni che emergono soprattutto in rapporto al tessuto sociale e al contesto storico del Paese.
Come perdere un’elezione presidenziale
ANGELICA MARCANTONE | Manca davvero poco al 20 gennaio 2020 e Donald Trump cavalca l’onda della cospirazione. Sebbene il Election Day sia ormai lontano, il tycoon non si è ancora deciso a concedere la vittoria al neo presidente eletto. Fonti di stampa riferiscono che stia ancora cercando di convincere i deputati dei congressi dei diversi Stati in cui non ha raggiunto la maggioranza a non certificare la vittoria a Joe Biden e a nominare dei grandi elettori disposti a votarlo. Il Washington Post ha parlato espressamente di «an unprecedented subversion of democracy», mentre il New York Times ne ha definito la strategia come «una notevole intrusione nella politica locale».
Le grandi potenze e l’Afghanistan: quarant’anni di tormenti [Parte I]
[Parte I] Una piccola inospitale fetta di terreno nel cuore dell’Asia è da quasi mezzo secolo motivo di scontri. Forze opposte, ideali differenti, hanno caratterizzato il continuum di guerriglie che affligge l’Afghanistan, e si possono individuare alcune costanti alla base dei conflitti che da quarant’anni interessano l’area.
