La situazione che stiamo vivendo da ormai diverse settimane spinge a chiedersi quanti abbiano la consapevolezza di vivere un momento storico che sta segnando uno spartiacque dal punto di vista della globalizzazione e più in generale dell’intera sfera sociale.
Molti penseranno che essere conoscitori di storia o geopolitica possa aiutare a capire di più circa quanto sta succedendo “ai tempi del COVID-19” e che permetta di fare previsioni più accurate sul prossimo futuro, ma non è così. La realtà di questi ultimi mesi ci ha infatti ricordato che non si può prevedere il futuro e che l’inimmaginabile può sempre sopraggiungere come un fulmine a ciel sereno.
Tuttavia, potremmo concederci il privilegio di riconoscere che stiamo attivamente vivendo dentro un grande accadimento storico. Intendiamoci: tutto è storia, giacché a livello macro quest’ultima non è altro che la summa delle vite di tutti gli esseri umani in un determinato spazio-tempo. Ciò detto, è però indubbiamente diverso essere di fronte a un avvenimento che coinvolge l’umanità intera, dove ci si è dentro non soltanto a livello individuale ma anche globale. Ed è una cosa che sarà ricordata e rimarrà impressa nella memoria collettiva dei popoli coinvolti: l’epidemia di COVID-19 del 2020 passerà infatti alla Storia (volutamente in maiuscolo), sperando che non dia inizio a una nuova periodizzazione come il “Secolo delle epidemie” ma che si tratti di una fase ben circoscritta. È certamente una grande svolta perché, al di là della tragedia, della sofferenza e della morte, bisogna considerare tutto quello che le nostre società impareranno da questa esperienza e come potrà cambiare il nostro modus vivendi.
Chi scrive ha fatto appena in tempo a nascere prima del crollo del Muro di Berlino ed era ancora troppo giovane per avere piena consapevolezza dell’altro grande evento che negli ultimi trent’anni ha segnato a livello collettivo l’intero Occidente: gli attentati dell’11 settembre 2001. Ma anche coloro che hanno vissuto con maggiore coscienza questi fondamentali avvenimenti lo hanno fatto da spettatori, non da protagonisti (eccezion fatta per gli abitanti di Manhattan o Berlino). Questa è dunque la differenza: oggi tutti noi siamo in casa, e per la prima volta in vita nostra siamo personalmente coinvolti in un grande avvenimento storico che trascende confini e nazioni. Il che ci permette di cogliere cosa si prova quando un’intera civiltà vive sulla propria pelle un grande momentum collettivo: in altre parole, sentire il brivido di essere dentro la Storia. Proprio come fu per il Boccaccio nella Firenze del Trecento.
A cura di Luca Galantini
Rispondi