La crisi che stiamo vivendo in questi ultimi mesi è di portata epocale anche per le drammatiche conseguenze sociali ed economiche che lascerà dietro di sé. Un cambiamento così repentino del nostro stile di vita ci costringe a riflettere, a rivedere le nostre priorità, a rivalutare tutto ciò che ci circonda. Riflessione che porta inevitabilmente ad una presa di coscienza della nostra fragilità biologica.
Il COVID-19 colpisce tutti senza distinzioni, facendosi beffa di tutte le frontiere che in molti avevano provato ad innalzare. Ma accanto alla fragilità biologica, comune a tutti gli uomini, emerge con forza la fragilità del nostro sistema valoriale. È purtroppo innegabile la crisi di quei valori, quali l’uguaglianza, il rispetto degli altrui diritti e la solidarietà, sui quali dovrebbero fondarsi le democrazie occidentali, crisi che neppure la constatazione della grandezza dell’Uomo (con la sua generosità e la sua capacità di donare anche i beni più preziosi, come la salute e la vita) è in grado di ridimensionare.
Questa pandemia ha infatti accentuato le già evidenti (e persistenti) disuguaglianze sociali ed economiche. I poveri sono oggi ancora più poveri. Chi occupava i gradini più bassi della piramide sociale continua ad affondare. Come ha evidenziato il Prof. Maurizio Franzini, il prezzo che paghiamo e pagheremo a causa di questa epidemia non è distribuito equamente ed è facile immaginare che graverà maggiormente su coloro che già stavano peggio. Pertanto, sono necessarie scelte politiche coraggiose e controcorrente in ambito sociale, economico e sanitario. La tanto sbandierata sanità privata del Nord Italia ha infatti dimostrato tutte le sue criticità.
È questa l’occasione per scrivere una pagina nuova per la nostra democrazia, una pagina fondata su una ribellione costruttiva, la ribellione di quanti hanno capito quanto sia vitale e importante dire no: alla brutalità della politica, alle guerre, alla fame, all’ingiustizia. Ribellione come esercizio di critica e progetto di libertà, come rimedio contro l’umiliazione e la perdita di dignità.
È un imperativo categorico. Se non saremo capaci di essere solidali e di intervenire su questo sistema per ridurre drasticamente le disuguaglianze, semineremo solo disperazione e antagonismo. Se non saremo in grado di tendere una mano a chi ne ha bisogno, non avremo più il diritto di definirci Uomini. E ci avvieremo verso un nuovo oscurantismo, forse senza ritorno.
A cura di Floriana Giannotti
Rispondi