I 70 anni della Repubblica Popolare Cinese: la storia proiettata nel futuro?

Lo scorso 1° ottobre a Pechino si sono svolti grandi festeggiamenti per celebrare i 70 anni della Repubblica Popolare Cinese (RPC). Verrebbe istintivo concentrarsi – e non potrebbe essere altrimenti – sulla parata militare che ha riempito Piazza Tienanmen: è durata circa 80 minuti la parata più grande della storia della Cina moderna, che ha visto sfilare 15,000 soldati, 580 mezzi terrestri ed oltre 160 tra aerei ed elicotteri che, con perfette formazioni e sincronia, hanno esaltato la forza muscolare del Paese. Tuttavia, per quanto rilevante dal punto di vista simbolico e numerico, tale dimostrazione costituisce solo un tassello verso il 2049, anno in cui verrà celebrato il centenario della Repubblica. Entro questa data infatti, secondo il Partito Comunista dovrà compiersi il risorgimento della nazione, ossia il superamento delle umiliazioni subite da parte dei paesi occidentali tra le guerre dell’oppio e la nascita della RPC [i] – processo che potrà dirsi completo soltanto quando la Cina avrà finalmente riacquisto il rango di superpotenza riunificato al continente anche la provincia ribelle di Taiwan.

Bisogna tuttavia guardare oltre e prestare attenzione a quanto il Presidente Xi Jinping ha detto durante la manifestazione: “Nessuna forza può fermarci […] la Cina proseguirà sulla strada dello sviluppo pacifico, continueremo a lavorare con i popoli di tutte le nazioni e spingeremo per la costruzione di una comunità che abbia un futuro condiviso per tutta l’umanità” [ii]. Il messaggio, che sembra contrapporsi direttamente alla politica estera statunitense, è improntato ad uno spirito multilaterale che, ribadito nel corso degli ultimi anni in tutte le sedi internazionali, entra in diretto contrasto con l’approccio bilaterale dell’America First intrapreso sin dal primo giorno dell’amministrazione Trump.

A differenza di quanti vedono ancora la Cina quale fabbrica del mondo e Paese afflitto da povertà, i passi avanti fatti sin dalle riforme di apertura nel 1978 da Deng Xiaoping hanno contribuito a catapultare la nazione nella modernità, caratterizzata da megalopoli e grattacieli. Certamente rimane piena di contraddizioni interne, quali una grande polarizzazione tra la povertà delle campagne e la ricchezza delle città – con Hong Kong sede della prima piazza finanziaria dell’Asia e la terza al mondo – ed il partito unico al comando da 70 anni, formalmente socialista, che ha intrapreso importanti misure tipiche di una società capitalista. Tuttavia, è proprio l’insieme di questi elementi ad aver reso oggi il Paese competitor diretto degli Stati Uniti, superpotenza vincitrice del più lungo periodo di pace calda del XXI secolo.

Nell’occasione della parata, l’Esercito Popolare di Liberazione ha messo in mostra alcuni dei sistemi d’arma di fabbricazione cinese più potenti e, puntando sull’effetto sorpresa, il 40% della strumentazione militare sfilata in piazza è stata mostrata al pubblico per la prima volta [iii].

Sin dagli anni Ottanta quindi, la crescita economica, demografica e di influenza del Dragone non si è mai fermata, come dimostrato dai grandissimi traguardi raggiunti in ambito tecnologico, molti dei quali esibiti nella parata: il missile ipersonico a planata DF-17, ad esempio, è una tecnologia che nessuno ha ancora acquisito, così come quello balistico DF-41, in grado di raggiungere gli Stati Uniti in meno di un’ora e sganciare contemporaneamente dieci testate nucleare su dieci obiettivi diversi. Questi, così come altri armamenti ed ulteriori cause [iv], rappresentano il motivo che ha spinto Washington ad uscire dal trattato sui missili nucleari a corto e medio raggio (Inf) siglato con l’Unione Sovietica nel 1987, periodo ormai lontano nel quale la Cina non poteva nemmeno dirsi attore globale, poiché Paese prevalentemente agricolo e recentemente aperto agli investimenti esteri [v].

Pechino ha quindi raggiunto una potenza tecnologica che preoccupa Washington, anche considerata la disponibilità cinese di droni sottomarini e di un nuovissimo velivolo a pilotaggio remoto, mezzi che necessitano di intelligenza artificiale e sistemi di gestione dati potentissimi, la cui applicazione può facilmente slittare dal campo militare a quello civile, il cosiddetto dual use.

Tali capacità tecnologiche sono state raggiunte anche grazie al programma Made in China 2025 che ha l’obiettivo di trasformare il Paese in una mega industria 4.0 dove i cardini del progetto sono costituiti da investimenti in internet, supercomputer, intelligenza artificiale, robotica, automazione industriale, nuovi materiali, ferrovie, aerospazio, infrastrutture marittime e scienze della vita [vi].

La parata militare stessa ha rappresentato una duplice e chiara dimostrazione di forza e deterrenza, durante la quale Xi Jinping ha lanciato tre importanti messaggi:

  1. il Partito comunista è il perno su cui si basa la stabilità della Repubblica popolare, poiché “senza una leadership centralizzata, unificata e solida, il paese avrebbe rischiato la divisione e la disintegrazione, e avrebbe diffuso il caos oltre i suoi confini“;
  2. “la completa riunificazione della madrepatria è una dinamica che nessuno può fermare”;
  3. Pechino sta riducendo il divario militare con Washington, prima potenza al mondo [vii].

Oltre alla potenza militare, Xi Jinping può fare affidamento sulla forza delle sue cariche di Segretario generale del Partito comunista cinese, Presidente della Commissione militare centrale e, in linea teorica, Presidente a vita della Repubblica popolare grazie all’abolizione del termine dei due mandati presidenziali. A questi si aggiunge che nel marzo 2018 il ‘pensiero di Xi‘ è entrato nella rosa dei grandi pensatori della Cina comunista, l’onore più grande che il presidente possa ottenere nel Paese, accanto a Mao Zedong e Deng Xiaoping. La sua leadership non sembra quindi in discussione.

Tuttavia, si ha quasi la sensazione che Xi debba mostrarsi potente in una fase di incertezza: il successo politico è fortemente correlato a quello economico ed attualmente il Paese sta subendo il rallentamento più grave dagli anni Novanta ad oggi, con una crescita 6,2% del Pil; mantenere la stabilità in aree sensibili quali Hong Kong, Xinjiang, Mar Cinese Meridionale e Taiwan; portare avanti, non senza difficoltà, il piano globale della Nuova Via della Seta; la guerra commerciale ed il confronto con gli Stati Uniti per la supremazia in campo tecnologico ed il 5G, al centro dello scontro tra Washington e Huawei.

Era dalle rivolte di Piazza Tienanmen che il Paese non era così esposto agli occhi della comunità internazionale per sue questioni di politica interna. Poiché nessuna nazione può diventare potenza globale se non è in grado di gestire i problemi interni, la Cina dovrà lavorare molto sul soft power, cominciando dalla necessità di ridefinire le politiche per la gestione di questioni quali Hong Kong, Taiwan e gli uiguri: continuare ad affrontare i problemi con la forza, infatti, getterebbe una cattiva luce su un Paese che, nonostante i grandi sforzi, è ancora visto con diffidenza da molti paesi.

 

A cura di Marco Maldera 

 

Note:

[i] Le due Guerre dell’Oppio si svolsero tra il 1839 ed il 1860 e furono combattute tra il Regno Unito e l’impero cinese che le perse entrambe le guerre e dovette cedere anche Hong Kong. Queste guerre aprirono il periodo del colonialismo europeo in Cina.

[ii] Meloni Matteo, La Repubblica Popolare Cinese compie 70 annihttps://eastwest.eu/it/la-notizia-del-giorno/repubblica-popolare-cinese-settanta-anni-estradizione, 2/10/2019.

[iii] Rossi Emanuele, Xi mostra al mondo la sua forza (e le sue debolezze), https://formiche.net/2019/10/xi-cona-pechino-70-anni/, 1/10/2019.

[iv] Il Presidente statunitense Trump ha accusato più volte la Russia di non rispettare il Trattato.

[v] Rossi Emanuele, Op. Cit,

[vi] Zorloni Luca, Made in China 2025, il piano di Pechino per diventare una potenza hi-techhttps://www.wired.it/economia/business/2018/06/15/cina-made-in-china-2025-industria-robot-tecnologia/, 15/06/2018.

[vii] Cuscito Giorgio, Hong Kong, Taiwan e Usa: i tre pensieri di Xi per i 70 anni della Repubblica Popolarehttp://www.limesonline.com/rubrica/hong-kong-taiwan-e-usa-i-tre-pensieri-di-xi-per-i-70-anni-della-repubblica-popolare, 2/10/2019.

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